Lauree e classi di concorso
Cosa posso insegnare? Le corrispondenze tra lauree e classi di concorso
A quale classe di concorso posso accedere con la mia laurea? Probabilmente è la domanda più ricorrente tra gli aspiranti docenti. Ma la semplice corrispondenza del titolo di studio può non essere sufficiente. Infatti è necessario controllare anche la presenza, nel proprio piano di studi, di determinati crediti formativi, in specifiche materie.
il DM 259/2017
Nel 2017, con il DM 259/2017, il Ministero dell’Istruzione ha riformato e riorganizzato le classi di concorso che permettono l’avvio della carriera di insegnante. Sono state modificate le denominazioni e, in alcuni casi, anche innovati i requisiti di accesso.
Le nuove classi di concorso:
- DECRETO 22 dicembre 2023 – Revisione e aggiornamento della tipologia delle classi di concorso per l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado.
- Tabella A – DECRETO 20 novembre 2023 Integrazione dei requisiti di accesso alle classi di concorso A-26 Matematica e A-28 Matematica e scienze. Provvedimento attuativo del PNRR – Riforma M4C1R2.1 della Missione 4 – Istruzione e Ricerca – Componente 1 – Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle Universita’ – Milestone UE M4C1-10. (24A00132) (GU Serie Generale n.12 del 16-01-2024)
Lauree, classi di concorso e CFU
Gli aspiranti docenti, quindi, devono fare riferimento a questo decreto (e precisamente all’allegato A) per sapere se e cosa possono insegnare. In particolare, i punti da verificare sono due: – la corrispondenza della laurea; – il conseguimento, durante il percorso di studi, di un certo numero di CFU (o annualità d’esame, per i laureati vecchio ordinamento), in determinati Settori Scientifico Disciplinari (SSD).
Come integrare i CFU mancanti
Il punto della normativa che richiede più attenzione è quello relativo ai crediti formativi di volta in volta specificatamente richiesti. Queste precisazioni, infatti, si sono rese necessarie per ovviare ai problemi creati dalla stratificazione nel tempo di diverse riforme dell’università. Le differenze nei percorsi di studio tra il vecchio e il nuovo ordinamento, nonché la possibilità per gli atenei di variare l’offerta formativa, hanno reso variegata la platea dei laureati italiani. Da qui l’esigenza di stabilire dei requisiti minimi per rendere confrontabili ed equivalenti (ai fini dell’insegnamento) i vari titoli. Quindi come fare per capire se una laurea va bene? C’è tutto scritto nella tabella ministeriale e i requisiti sono specificati in modo da distingue tra laureati del vecchio e del nuovo ordinamento. Per il vecchio ordinamento vengono indicate le annualità di esame specificatamente richieste, per il nuovo ordinamento si parla in termini di CFU in determinati settori scientifico disciplinari (SSD).
Nel caso in cui ci si rende conto di dover integrare il piano di studi, La soluzione è semplice. I crediti formativi mancanti possono essere conseguiti frequentando singoli corsi universitari o master corsi singoli, in qualsiasi ateneo pubblico o privato. Si andrà così ad integrare la formazione mancante e si potrà accedere alla classe di concorso. Una nota in chiusura: i CFU in questione non vanno confusi con i 24 crediti formativi nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”. Questi rappresentano un requisito aggiuntivo, che tutti gli insegnanti devono avere a prescindere dalla classe di concorso. Requisito da acquisire entro il 31 ottobre 2022 causa riforma reclutamento in atto che ha previsto nuove modalità di accesso all’insegnamento oltre la classe di concorso.
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